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19 Ottobre 2018

Come alle Corte di Re Artù: Dibattito aperto sulle interstiziopatie polmonari fibrosanti

Il campo delle interstiziopatie polmonari fibrosanti ha subito negli ultimi venti anni una significativa evoluzione, con incremento sia di incidenza che, soprattutto, di consapevolezza da parte della comunità scientifica, e di quella pneumologica in particolare. La fibrosi polmonare idiopatica (IPF, idiopathic pulmonary fibrosis), malattia rara a prognosi infausta, ha rappresentato un modello innovativo di studio di straordinario interesse. Sin dalla pubblicazione nel 2002 del primo documento di consenso delle principali società scientifiche internazionali sulla diagnosi e terapia (ed in attesa del terzo aggiornamento) sono stati fatti enormi passi in avanti. La proposta del team multi-disciplinare quale gold standard diagnostico ha sensibilmente allargato gli orizzonti con una veduta ampia su tutti i domini relati alla patologia, il cui decorso clinico è gravato dalla concomitanza di serie comorbidità (ipertensione polmonare, sindrome delle apnee ostruttive del sonno, altro) e da inesorabili complicazioni (insufficienza respiratoria) ed eventi acuti o di accelerazione. La ricerca farmacologica, dall’altra, ha fatto sì che oggi siano disponibili in commercio due farmaci anti-fibrotici (pirfenidone e nintedanib) che rallentano la progressione di malattia con significativo impatto su eventi avversi, quali le ospedalizzazioni e le esacerbazioni acute, con l’effetto di un prolungamento della sopravvivenza (...)