In un contesto di emergenza smog così persistente da ormai sfuggire quasi all’attenzione generale, nel corso di gennaio ben cinque città italiane, ossia Frosinone, Milano, Padova, Torino e Treviso, hanno superato per ben 18 volte i limiti giornalieri di PM10. Tale particolato atmosferico rappresenta una delle componenti più significative delle sostanze solide e liquide sospese nell’aria delle aree urbane, come evidenziato nel rapporto Mal’aria di Legambiente. Il rapporto sottolinea che nel 2023, 26 centri urbani in Italia sono risultati fuorilegge sia per le polveri sottili sia per l’ozono (O3), quest’ultimo particolarmente rischioso per chi soffre di asma.
Secondo Mark Miller, ricercatore del Centre for Cardiovascular Science dell’Università di Edimburgo, lo smog contiene molteplici componenti dannose per la salute, compresi vari gas, composti liquidi volatili e particelle. Tra questi, sembra che il particolato, in particolare PM2.5 e PM10, sia la frazione più pericolosa, con dimensioni che possono variare fino a dimensioni nanometriche espulse dai gas di combustione.
Stefan Reis, responsabile dell’area scientifica Atmospheric Chemistry and Effects del Centre for Ecology and Hydrology nel Regno Unito, afferma che il particolato fine (PM2.5) è associato a problemi cardiopolmonari, contribuendo a patologie respiratorie e attacchi d’asma. Recentemente, l’inquinamento atmosferico è stato collegato a basso peso alla nascita, problemi di salute mentale, diabete e altre malattie.
Il Ministero della Salute stima che ogni anno in Italia circa 30.000 decessi siano attribuibili al particolato fine (PM2.5), accorciando mediamente la vita di ogni italiano di 10 mesi, di conseguenza, rispettare solo i limiti di legge potrebbe salvare 11.000 vite all’anno. Nel 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha attribuito all’inquinamento atmosferico 4,2 milioni di morti premature nel mondo, con il 58% causato da ischemie ed ictus. Uno studio su Lancet Planetary Health mostra che anche esposizioni a PM2.5 considerate “basse” comportano un aumento a breve termine del rischio di arresto cardiaco non ospedaliero, dato che oltre il 90% degli episodi analizzati era avvenuto a livelli inferiori alle linee guida dell’OMS. La normativa UE stabilisce valori limite per l’esposizione alle polveri sottili (PM10 e PM2.5), ma la ricerca indica effetti negativi al di sotto di tali limiti. L’inquinamento atmosferico è un complesso di fattori, e il particolato fine derivante dalla combustione di combustibili fossili sembra essere il più dannoso.
In conclusione, l’inquietante aumento dei livelli di inquinamento atmosferico nelle città italiane, come evidenziato dalle recenti superazioni dei limiti di PM10, è un campanello d’allarme per la salute pubblica. L’urgenza di affrontare questa emergenza smog è evidente, considerando non solo la rilevanza delle polveri sottili ma anche i rischi associati all’ozono e ad altre componenti dannose presenti nell’aria. Inoltre, la consapevolezza pubblica e la promozione di comportamenti sostenibili sono fondamentali per affrontare questa sfida, come anche l’adozione di pratiche quotidiane che riducano l’impatto ambientale e l’inquinamento, insieme a investimenti in energie rinnovabili e tecnologie pulite, può contribuire a mitigare gli effetti dannosi sulla salute e sull’ambiente.
In un contesto in cui la salute pubblica è strettamente legata alla qualità dell’aria che respiriamo, è cruciale agire con determinazione per garantire un futuro più salutare e sostenibile per le generazioni a venire.
Autore: Redazione
Fonti:
https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/aria-1
https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/i-dati-di-malaria-di-citta-2024/