Origine e sviluppo della chemioterapia antiblastica

Origine e sviluppo della chemioterapia antiblastica

a cura di Pietro Masullo

Su gentile concessione dell’autore Dott. Pietro Masullo1, portiamo alla vostra attenzione l’articolo Origine e sviluppo della chemioterapia antiblastica.

La narrazione, ricca di spunti e riflessioni interessanti, copre un arco temporale che va dagli anni ’40 agli anni ’90 del secolo scorso. Nelle intenzioni dell’autore è previsto il prosieguo in un secondo articolo che completi la trattazione fino ai nostri giorni.

“È convinzione comune che il linguaggio utilizzato in riferimento alla malattia neoplastica, come anche per altre gravi patologie, si avvale correntemente di una terminologia bellica: dichiarazioni di guerra al cancro, lotta ai tumori, armi contro la malattia, successi, vittorie, sconfitte…ed è sicuramente una fortuita coincidenza che una delle ‘armi’ più efficaci negli ultimi sessanta anni, la chemioterapia, abbia nella sua origine e nella sua storia due conflitti mondiali: 14-18 e 39-45. Infatti, il primo chemioterapico sintetizzato per la cura del cancro deriva da un prodotto bellico utilizzato nel primo conflitto mondiale ed ha un riferimento preciso e per certi aspetti determinante anche alla guerra 1939-40”, afferma l’autore.

“La chemioterapia è un trattamento medico che consiste nella somministrazione di farmaci citotossici o antiblastici allo scopo di distruggere le cellule tumorali e impedirne la crescita e la diffusione ma che purtroppo non hanno una attività esclusiva sulle cellule tumorali e possono agire anche sulle cellule sane dell’organismo e soprattutto su quelle in fase di attiva proliferazione, caratterizzate quindi da una elevata capacità di moltiplicazione, come ad esempio quelle del midollo osseo, delle mucose, della cute e dei follicoli piliferi. Le cellule sane sono comunque in grado di riparare il danno indotto dai chemioterapici e di controllare i loro effetti collaterali che sono solitamente di carattere temporaneo. Le probabilità di successo di una chemioterapia saranno tanto maggiori quanto maggiori sono le differenze biologiche tra le cellule tumorali bersaglio e le cellule sane dell’organismo. La chemioterapia antibatterica ha quindi una efficacia terapeutica molto elevata mentre quella antitumorale, essendo minime le differenze tra cellule sane e cellule malate, non potrà eliminare tutte le cellule cancerose senza produrre effetti collaterali anche gravi. Pertanto, lo sviluppo di agenti citostatici in grado di bloccare selettivamente processi biochimici e biomolecolari del ciclo cellulare, caratteristici soltanto delle cellule tumorali, rappresenta la vera sfida nella terapia medica dei tumori, con la scoperta di una serie di farmaci davvero selettivi in grado di colpire soltanto le cellule tumorali. A questo si aggiunge anche la strategia adottata negli ultimi cinquanta anni, ed ancora oggi praticata, basata sull’uso di più farmaci in sequenza (polichemioterapia), anche perché l’effetto della associazione è di solito superiore alla somma degli effetti dei singoli farmaci citostatici o biologici utilizzati in monoterapia. Questa modalità terapeutica consente di ottenere risultati migliori con dosaggi più bassi e quindi con una minore tossicità di organo”, prosegue il dott. Masullo.

Paul Ehrlich – Premio Nobel per la Medicina 1908

“La storia della chemioterapia antiblastica si è successivamente snodata nel corso dell’ultimo cinquantennio arricchendosi di nuove molecole, nuove combinazioni, nuove formulazioni, nuove modalità di somministrazione, diventando sempre più un’arma efficace e spesso risolutiva nella terapia delle malattie neoplastiche. All’inizio molecole sintetizzate ed utilizzate a scopi bellici si sono trasformate in sostanze farmacologiche utili a combattere ‘il male del secolo’. Nel corso degli anni si sono studiate nuove vie e nuove strategie con l’obiettivo di personalizzare sempre più la terapia del cancro (target therapy), mirando allo specifico bersaglio molecolare per correggere il difetto che ha innescato la trasformazione neoplastica nell’ambito di quella che ormai è nota come l’oncologia di precisione, con l’auspicio e l’obiettivo di realizzare quello che il padre della chemioterapia Paul Ehlrich definiva, con una metafora bellica, il magic bullet“, conclude l’autore.

Di seguito il testo integrale:

Note

1 Pietro Masullo, medico chirurgo oncologo. Direttore UOC Oncologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania (SA).

Autore: Redazione

Fonti: Per gentile concessione dell’autore Dott. Pietro Masullo

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