Il microbioma umano, ovvero l’insieme di microrganismi che abitano il nostro corpo, gioca un ruolo fondamentale nella nostra salute, influenzando il nostro sistema immunitario, il metabolismo, e anche il nostro umore e comportamento.
Il contatto con i nostri simili rappresenta uno dei bisogni più istintivi, nonché un importante strumento per conoscere il mondo e comunicare. Una cena in compagnia, un’uscita di gruppo o una relazione affettiva: le occasioni di incontro sono tra le più varie e ognuna porta con sé fondamentali benefici come benessere psicofisico, sviluppo personale e connessione sociale.
Gli amici hanno un ruolo importante nel determinare la ricchezza del nostro microbioma. Più le persone interagiscono, più i microrganismi che li popolano saranno simili, anche se queste interazioni sono meno intime di quelle che di norma avvengono tra familiari.
Numerosi studi hanno sottolineato la relazione che lega rapporti sociali e composizione del microbioma umano. Quindi, che cosa plasma il microbioma intestinale, cioè la totalità del patrimonio genetico espresso dai microrganismi che risiedono nel nostro tratto digerente? La dieta, sicuramente, il luogo in cui viviamo, lo stile di vita, ma anche le relazioni sociali.
Lo dimostra una ricerca pubblicata su Nature e realizzata appositamente in un luogo isolato da tutto, nella giungla dell’Honduras, in un contesto in cui le interazioni sociali avvengono sempre di persona, i cibi ultraprocessati non sono ancora arrivati e gli antibiotici, scarsamente usati, non hanno potuto modificare in modo sostanziale il microbioma intestinale.
La ricerca, condotta su un campione di 1.787 adulti, ha sottolineato come il tempo passato insieme agli altri rappresenti uno dei principali fattori di veicolazione del nostro microbioma. Stretta vicinanza fisica e condivisione dei pasti, infatti, sono le principali vie di trasmissione, seppure non le uniche: anche il modo in cui ci salutiamo influisce su questa dinamica. Le persone che si salutano con un bacio sulla guancia, ad esempio, hanno la percentuale più alta di microbioma condiviso fra persone non conviventi.
Gli studiosi dell’Università di New Haven, Connecticut, hanno mappato le relazioni sociali e analizzato il microbioma delle persone residenti in 18 comunità remote della regione, inviando di volta in volta i campioni di feci raccolti negli Stati Uniti per i test genetici. Hanno scoperto che i coniugi e le persone che vivevano sotto lo stesso tetto condividevano fino al 13,9% del microbioma, mentre gli amici che trascorrevano molto tempo insieme, fino al 10%. Con gli abitanti dello stesso villaggio con cui non si passa del tempo c’è invece soltanto il 4% di microbioma in comune.
Un fatto interessante è che è stato possibile ricostruire anche le catene di trasmissione di certi sottotipi di batteri e, di conseguenza, i rapporti più o meno diretti che legavano i soggetti testati: si è visto così che gli amici degli amici condividono, con una determinata persona, una parte più importante di microbioma di quella che spartirebbero con un individuo completamente scollegato dalla loro rete sociale.
Gli scienziati ne sono certi perché si sono premurati di rintracciare specifici ceppi di microrganismi: due persone potrebbero condividere le stesse specie di batteri per un puro caso, ma è difficile che si spartisca lo stesso identico sottotipo con una persona con cui non si è trascorso del tempo.
La scoperta è rilevante per chi si occupa di epidemiologia, cioè dello studio della distribuzione e della frequenza delle malattie all’interno di una popolazione, perché condizioni che sono legate anche alla composizione del microbioma (come, in parte, la depressione, o l’ipertensione) potrebbero diffondersi più facilmente, all’interno della stessa rete sociale, proprio attraverso il microbioma.
Per esempio è noto che certi virus e batteri nel microbioma intestinale alterano il rischio individuale di sviluppare obesità, ed esiste un filone di ricerca che indaga come l’obesità si diffonda all’interno delle reti sociali, non solo perché, per esempio, si condividono cattive abitudini alimentari.
Fortunatamente, tutti questi scambi di flora batterica che diversificano e rafforzano il microbioma hanno una miriade di benefici per la nostra salute. Dunque, non dobbiamo temere di stare con gli altri per la paura di somigliare loro anche nelle malattie: stare con gli altri ci fa bene.
In conclusione, le interazioni tra amici possono essere viste come una forma di “trasmissione microbiologica” che non solo arricchisce la nostra vita emotiva, ma potrebbe anche rafforzare la nostra salute fisica.
Investire nelle nostre relazioni interpersonali potrebbe essere un passo importante anche per prendersi cura del nostro microbioma.
Fonti:
https://www.focus.it/scienza/salute/i-tuoi-amici-e-i-loro-amici-influenzano-il-tuo-microbioma
https://ilbolive.unipd.it/it/news/scienza-ricerca/non-solo-baci-abbracci-amici-si-condivide-anche