Il desiderio di benessere negli ultimi anni ha spinto la popolazione ad un uso crescente, a volte anche eccessivo, degli integratori alimentari. Nella situazione pandemica attuale, sono state numerose le proposte indirizzate all’ISS per un uso preventivo e terapeutico di alcuni nutrienti e/o integratori nei confronti del Covid19, anche se la rapida diffusione del virus non ha ancora consentito di avere tangibili evidenze scientifiche della loro effettiva validità sull’uomo.
Ho deciso di approfondire tale argomento perché, in piena pandemia, è facile cadere in errore aggrappandosi a qualunque tentativo di difendersi dalla malattia o di rendere più sopportabile la sintomatologia; a volte, infatti, la supplementazione può dimostrarsi inutile anche se priva di effetti avversi.
Tra le sostanze segnalate all’ISS contro l’infezione da Coronavirus:
È proprio quest’ultimo argomento ad aver calamitato la mia attenzione, anche perché già dai tempi in cui frequentavo la Scuola di specializzazione in Scienza dell’Alimentazione presso l’AOU Federico II di Napoli, consigliavamo ai pazienti l’integrazione di lattoferrina sia per il potenziamento delle difese immunitarie (3-7) nonché per le proprietà antinfiammatorie di questa proteina (8) e per il supporto offerto all’organismo per l’assorbimento del ferro e la crescita cellulare (9). Inoltre, sempre nello stesso periodo, seguendo anche pazienti con patologie d’organo e/o sottoposti a trapianto, ho approfondito studi accreditati incentrati sulla capacità della lattoferrina di prevenire l’infezione da parte di citomegalovirus umano, virus dell’herpes simplex tipo 1 e 2, virus dell’immunodeficienza acquisita umana, virus dell’epatite B umana e dell’epatite C umana (10-11).
Ritornando alla situazione pandemica attuale, ho ricercato le attività promosse in merito: ad aprile 2020 uno studio spagnolo su 75 pazienti con sintomi clinici da moderati a gravi dimostrava l’utilità preventiva e curativa della lattoferrina contro il Covid-19 (14), anche se, nel successivo mese di maggio, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – IRCCS di Milano, pubblicava sul suo sito una comunicazione relativa alla “mancanza di prove sull’efficacia” in merito all’azione antivirale contro il coronavirus (15).
Contemporaneamente, anche le Università di Tor Vergata e della Sapienza organizzavano un team multidisciplinare per la realizzazione di un protocollo d’uso di lattoferrina in liposomi come possibile terapia per trattare i pazienti affetti da COVID19 (12-13). Lo studio romano dimostra una buona efficacia della doppia somministrazione di lattoferrina pura per os e in formulazione spray nasale: si ritiene che questa contrasti l’infezione e l’infiammazione agendo come barriera naturale delle mucose respiratorie e intestinali o anche attraverso la regolazione del metabolismo del ferro (è in grado di sottrarre il ferro al metabolismo dei patogeni, causandone la morte nell’ospite e promuove nel microbiota la crescita di Bifidibacterium e Lactobacillus, il cui metabolismo è strettamente correlato alla biodisponibilità del ferro).
Ovviamente si attendono con notevole interesse gli sviluppi di questo studio, su pazienti positivi non malati e positivi malati, per una migliore gestione dello sviluppo e per l’inibizione dell’infezione e per confermare o meno l’effetto di questa terapia sulla risposta immunitaria ed infiammatoria.
Dott.ssa Silvia Morcone
Biologa Nutrizionista
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
Fonti