Negli ultimi anni, la pandemia di COVID-19 ha trasformato profondamente il panorama delle malattie respiratorie, influenzando anche la dinamica di altre infezioni virali come l’influenza stagionale. Studi recenti indicano che l’influenza potrebbe aver acquisito caratteristiche più aggressive, con un aumento della gravità dei sintomi e una maggiore diffusione in alcune fasce della popolazione. Questo cambiamento è attribuibile a molteplici fattori legati al COVID-19, tra cui le misure di contenimento, l’immunità di gregge alterata e la possibile interazione tra virus.
Durante i due anni più critici della pandemia, le misure di prevenzione per il SARS-CoV-2, come il distanziamento sociale, l’uso massiccio di mascherine e le restrizioni ai movimenti, hanno portato a un drastico calo dei casi di influenza in molte regioni del mondo. Sebbene questo abbia temporaneamente ridotto il peso dell’influenza stagionale, ha anche interrotto il ciclo naturale di esposizione al virus.
La mancata esposizione ha contribuito a una riduzione dell’immunità di popolazione nei confronti dell’influenza, lasciando molte persone, soprattutto nei gruppi vulnerabili, più suscettibili alle infezioni gravi. Questo effetto è stato particolarmente evidente nei bambini, nei quali l’immunità naturale contro l’influenza si costruisce attraverso esposizioni ripetute nei primi anni di vita.
La pandemia di COVID-19 ha anche modificato il contesto virologico globale, influenzando l’evoluzione dei ceppi influenzali. I virus influenzali sono noti per la loro capacità di mutare rapidamente e adattarsi a nuove condizioni. La minore circolazione durante la pandemia ha creato una sorta di “pausa evolutiva”, ma con la ripresa della normalità e il rilassamento delle restrizioni, i virus influenzali hanno avuto l’opportunità di tornare a circolare in una popolazione parzialmente suscettibile, favorendo la selezione di ceppi più aggressivi.
Alcuni esperti ipotizzano che questa maggiore aggressività sia un adattamento alla competizione con altri virus respiratori, incluso il SARS-CoV-2, che continua a circolare su scala globale. Questo fenomeno, noto come “interferenza virale”, descrive la competizione tra virus per l’infezione delle cellule ospiti, che può influenzare la gravità e la diffusione di entrambi.
Nella stagione influenzale 2022-2023, diversi paesi hanno riportato un aumento significativo dei ricoveri ospedalieri legati all’influenza rispetto agli anni precedenti. In particolare, si è osservata una maggiore incidenza di polmoniti virali gravi, insufficienze respiratorie e complicanze cardiache nei pazienti affetti da influenza.
Uno studio pubblicato su The Journal of Infectious Diseases ha evidenziato che, dopo il COVID-19, i casi di influenza tendono a essere associati a una maggiore severità clinica, soprattutto nei pazienti che avevano contratto in precedenza l’infezione da SARS-CoV-2. Questo potrebbe essere legato a una persistente disfunzione immunitaria post-COVID, che rende l’organismo meno efficace nel rispondere ad altre infezioni virali.
In questo contesto, la vaccinazione contro l’influenza stagionale assume un’importanza ancora maggiore. Le campagne vaccinali devono adattarsi a un virus potenzialmente più aggressivo, con vaccini aggiornati per contrastare i ceppi circolanti e una strategia di sensibilizzazione che enfatizzi i rischi di complicanze gravi, soprattutto per le categorie a rischio.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’aumento delle coperture vaccinali può ridurre significativamente il peso dell’influenza post-COVID. Particolare attenzione deve essere rivolta a bambini, anziani e persone con comorbidità, che sono più vulnerabili sia alle infezioni acute che alle complicanze a lungo termine.
L’influenza post-COVID rappresenta una nuova sfida per la salute pubblica. Sebbene non sia ancora chiaro se l’aggressività osservata sia un fenomeno transitorio o il segnale di un cambiamento più duraturo, è evidente che la pandemia ha alterato in modo profondo l’equilibrio tra i virus respiratori e la risposta immunitaria della popolazione.
Investire in strategie di prevenzione, come la vaccinazione, e promuovere la ricerca sulle interazioni tra virus, è essenziale per affrontare le future stagioni influenzali in un mondo post-COVID. Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile mitigare l’impatto di un’influenza che appare oggi più aggressiva e imprevedibile.
Autore: Redazione
Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37722683/
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC8285668/?utm_source=chatgpt.com