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L’EMATOLOGIA, L’ONCOLOGIA E LA MEDICINA DEL DOLORE TRA UMANIZZAZIONE DELLE CURE E PRECISION MEDICINE
30 Giugno 2021
EVENTO BLENDED
RES in videoconferenza 17 e 18 Dicembre 2020 dalle ore 16:00 alle ore 20:00
FAD 02 Gennaio-30 Giugno 2021
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La Medicina Narrativa (Narrative Based Medicine – NBM) sta facendo il suo silenzioso ingresso nel campo delle cure, ponendosi come attitudine e strumento propriamente terapeutico oltre che di umanizzazione delle cure.
In maniera apparentemente paradossale, ciò sta avvenendo nell’era dell’irrompere – talora con impressionanti successi e comunque con irresistibili promesse di vittoria su malattie da sempre ritenute incurabili – della Precision Medicine (PM), che è fondata sulla integrazione delle conoscenze e delle tecniche derivate dalla bioinformatica, dalle biotecnologie, dalla genetica e dalla manipolazione dei Big Data in medicina. Così, se da un lato i media e giornali sono pronti ad annunciare le continue promesse di nuovi approcci ‘personalizzati’ al trattamento del cancro, usando terapie ‘targeted’; se la ricerca investe incessantemente su nuove molecole terapeutiche frutto dell’ingegneria genetica e farmacologica, su biomarkers, su robotica, nanotecnologie e genomica; se malattie prima giudicate incurabili oltre che inguaribili, vengono sempre più trasformate in condizioni di cronicità (come eravamo abituati ad esempio per il diabete o l’ipertensione e le malattie cardiovascolari ed alcune malattie infettive croniche); così, se tutto questo, da un lato, dall’altro è sempre più asfissiante il rischio di portare a fondo la frattura e di rendere irriducibile lo hiatus riconducibile al vecchio e mai risolto problema cartesiano di divisione tra mente e corpo. Da un lato il corpo, terreno di ricerca scientifica canonizzata e di vittorie della scienza galileiana, misurabile oggettivamente nelle sue dimensioni, oggetto della Evidence Based Medicine EBM e suscettibile di cure mediche. Dall’altro lato la sempre sfuggente e mal delimitata mente, con la sua spesso ineffabile condizione esistenziale legata a sentimenti embodied ed a quali difficilmente spiegabili se non con i più evoluti modelli di Scienza Neuro-Cognitiva e Scienza della Complessità; la tanto trascurata dimensione mal materializzabile, che pure ci rende profondamente umani, quella dimensione che nella malattia del corpo diventa dolore esistenziale, paura e rischio di perdita di senso nella ricostruzione narrativa della storia di ciascuno di noi.
È tale dimensione umana e sociale di embodied cognition e di empatia incarnata, che ricongiunge la mente ed il corpo, che vogliamo riportare a considerare in maniera coestensiva al più profondo senso della cura e della medicina, traendola fuori da quegli angusti e strozzati rari rivoli di appassionato umanesimo ed indicando un percorso ed una direzione per un viaggio alla volta di tratturi e di roccaforti scientifiche.
In tale ottica c’è subito da precisare che la Medicina Narrativa attinge alle consolidate basi scientifiche sviluppate nel corso degli ultimissimi decenni nel campo degli studi sulla mente, delle scienze cognitive, antropologiche, sociologiche ed umanistiche, ed ha mostrato di poter – e da subito aggiungiamo, di dover – affiancare e supportare, in maniera complementare e non alternativa né antitetica, la EBM. Il supporto della NBM alla EBM è a nostro avviso particolarmente importante in un’epoca in cui la ormai imprescindibile e consolidata prassi ed attitudine a valutazioni mediche basate su evidenza ed in ultima analisi su considerazioni statistiche, sta mostrando i propri limiti intrinseci – a partire dalla impossibilità, per la statistica, di poter fare considerazioni sul caso singolare, vero e profondo oggetto del rapporto medico-paziente – ed è sotto l’attacco di autorevoli critiche interne allo stesso mondo scientifico. In tale contesto storico-culturale le Medical Humanities stanno emergendo come via integrativa alla cura ed alla medicina; ma perché ciò possa avvenire, il medico non può delegare ad altre figure professionali il delicato e complesso compito della interazione comunicativa empatica; deve introdurre nel proprio corredo professionale le imprescindibili competenze comunicative e relazionali, derivanti dalla più autentica e culturalmente radicata arte medica coniugata alle acquisizioni delle Scienze neuro-cognitive e della Teoria dei Sistemi; deve riappropriarsi di una consapevolezza ermeneutica che lasci spazio alle domande maieutiche ed all’ascolto profondo; deve saper coniugare le necessità derivanti da uno sguardo ‘universalizzante’ sulla malattia rispetto a quelle derivanti da uno sguardo ‘singolarizzante’ sul malato, la sua personale, unica ed irripetibile storia umana, ed il contesto – anche sociale – di malattia.
La pratica medica è un’attività umana fondata sul rapporto intersoggettivo. Gli attori minimi indispensabili sulla scena di ogni contesto di relazione medica, sono il paziente ed il medico; con l’evoluzione delle società e la sempre maggiore complessità dei sistemi finalizzati alla promozione della salute ed alle cure mediche, nuovi attori e stakeholders stanno assumendo il ruolo di coprotagonisti ed ormai rientrano a pieno titolo nel contesto relazionale ed organizzativo delle cure. Gli stessi medici e pazienti devono saper ridefinire i propri ruoli: il medico riportando alle competenze scientifiche e tecniche più proprie dell’ars medica, anche la dimensione empatica, di ascolto e di empatia; il paziente, in quanto portatore non passivo di istanze e valori personali inalienabili, deve sempre più avvicinarsi al ruolo di ‘paziente esperto’.
Come Rita Charon ha sottolineato, non solo la medicina ma anche tutti i gli altri campi di azione umana – vuoi a tradizionale vocazione umanistica che scientifica -, quali la filosofia, la storia, l’antropologia, la sociologia, gli studi religiosi, il nursing, il mondo giuridico e quello della politica e dei governi, stanno scoprendo l’importanza della “narrative knowledge”. La conoscenza narrativa riguarda le risorse – cognitive, simboliche, affettive – che un soggetto utilizza per comprendere il significato delle storie, il senso delle situazioni in cui una singola persona è calata in un determinato “qui ed ora”; Barbara Herrnstein Smith ha sinteticamente ed efficacemente definito il discorso narrativo come quello in cui “qualcuno racconta a qualcun altro che qualcosa è successo”. Trattandosi generalmente del campo di interazione tra almeno due persone – la declinazione minima e più semplice del contesto di cura è infatti quello tra medico e paziente -, anche la medicina non può prescindere da considerazioni concernenti la narrativa. Essendo il terreno fondante della medicina il dominio intersoggettivo e delle relazioni, è ovvio come la comunicazione sia un tratto ‘coestensivo’ alla pratica medica e non riducibile al più semplificato ed abusato concetto di “informazione”. In particolare è necessario riscoprire la natura fondamentalmente narrativa dell’essere umano ed illuminarla con gli assiomi della pragmatica della comunicazione, per aprirsi ad un tipo di apprendimento e di comprensione di tipo collaborativo, empatico e disponibile alla accoglienza dell’altro. Si tratta di intraprendere un percorso in grado di fornire nuovi strumenti concettuali e pratici per comprendere le personali connessioni tra medico, paziente e caregivers; per comprendere il significato della pratica medica per ciascun singolo operatore; per comprendere ed affrontare il valore e le sfide del lavoro multiprofessionale e multidisciplinare; per riprendere finalmente il discorso – sempre più necessario ed imprescindibile – dei medici con la società in cui operano.
Responsabile scientifico: dr. Beniamino Casale
Crediti ECM: 12,4
Il corso si rivolge a 250 partecipanti:
Tutte le Professioni Sanitarie
ID: 305353
Obiettivo Formativo: Aspetti relazionali e umanizzazione delle cure
Per ulteriori info e CV Docenti inserire ID 305353 sul Sito Age.na.s.